Articolo Nicola Bianchi Junkan Dojo asd17 ottobre 2023 – Viareggio (LU)

Amicizie dell’altra parte del globo

Ospite della Junkan Dojo asd scuola di karate #Fikta, in particolar modo di @Nicola.Bianchi e @Annalisa.Casini, il Maestro Yasuhiko Sakai 7° dan di Kendo con il figlio Kengo Sakai, anche egli maestro 5° dan.

Yasihiko Sakai nasce nell’agosto del 1941 a Tomida (Tomika attuale) nella prefettura di Gifu. Inizia la pratica del Kendo (“via 道 dō, della spada 剣, un’arte marziale giapponese, una forma di budō, ed uno sport da combattimento che deriva dall’evoluzione delle tecniche di combattimento con la katana) fin da bambino presso Dojo Kyudokan (1925-1959 distrutto dal tifone Isewan) di suo Nonno Kenici Sakai (8° dan Hanshi di Kendo e Iaido, allievo di “l’ultimo artista marziale” Hakudo Nakayama).

Durante lo studio all’Università di Gifu si addestrò sotto la guida di Shuzo Mitsuhashi (pioniere dell’arte del Kendo) da cui ereditò in seguito il Dojo.

Nel 1965 conquista il primo posto al festival nazionale dello sport nella categoria a squadre. Dopo l’università infine ha proseguito la sua carriera come professore insegnando il Kendo nell’ambito scolastico per ben 60anni. Attualmente dirige il suo celebre Dojo Kyudokan (ricostruito e riavviato nel 1988).

Ad oggi il Maestro Sakai è 7°dan di Kendo, riconosciuto come Kyoshi, uno dei massimi esperti in quest’arte.

Conosco da molti anni Kengo, scrive Nicola Bianchi (direttore tecnico della Junkan Dojo di Camaiore), insegnante di kendo, uomo gentile e profondo, figlio del Maestro sopra richiamato.

Con lui ho avuto un rapporto di conoscenza, poi una relazione maestro-allievo (per quei pochi mesi estivi in cui sono riuscito a praticare anche kendo, oltre al mio amato karate) e infine una bella amicizia che dura da tempo.

Un rapporto di stima reciproca che ci ha portato a conoscere le rispettive famiglie. Nel 2018 mia moglie (Annalisa Casini, insegnante di karate della Junkan Dojo) ed io abbiamo avuto la grande fortuna di andare in Giappone ed essere ospiti di suo padre, il Maestro Yasuhiko Sakai.

“Un anziano signore sempre sorridente” che suscita profondo rispetto.

Nel breve tempo che siamo rimasti suoi ospiti ci è sembrato di essere a casa di un caro nonno e allo stesso tempo al cospetto di un grande Maestro. Cordiale, gentile, sempre attento alle nostre esigenze (seppur ospiti praticamente sconosciuti, se non fosse per la presentazione del figlio), ma in particolar modo capace di un grande calore. Un aspetto che non ci aspetteremmo da una cultura tanto legata ad etichette e gerarchie. Allo stesso tempo una persona che pur non chiedendo nulla viene ricoperto di onori e inchini al suo passaggio. Nel nostro breve soggiorno abbiamo notato molte persone prodigarsi in profondi inchini al suo passaggio, atti di riconoscenza e non di semplice reverenza. Segni di gratitudine per i suoi insegnamenti, ben differenti dalle gestualità di saluto che si fanno per pura forma di rispetto per un personaggio conosciuto. Inchini ai quali, per altro, il Maestro non ha mai mancato di rispondere con la stessa profondità, sia essi giovani allievi, anziani, di un ceto sociale o di un altro.

Due giorni in cui il Giappone, quello da cui proviene il kendo e il karate, si è rispecchiato in un solo uomo. Ammetto che il fascino del luogo, legato alla profonda passione per questo mondo che contraddistingue me e mia moglie, abbiano senza dubbio favorito tale sentimento, ma sarei felice che in molti potessero farne la conoscenza, se pur di un paio di giorni.

Al termine del nostro viaggio nel Sol Levante abbiamo avuto l’onore di assistere ad un allenamento di kendo nel suo Dojo (a fianco del quale il Maestro ha costruito la propria abitazione).

In tutto il bellissimo ricordo che ci portiamo dentro con orgoglio, alcuni punti molto interessanti: la lezione è iniziata con il maestro che ha suonato un grosso Taiko (un tamburo giapponese dal suono profondo). Un suono che ha creato subito un effetto marziale in tutto il Dojo.

La lezione aveva poche spiegazioni: i praticanti si mettevano ad eseguire diverse ripetizioni dell’esercizio richiesto fino a che il Maestro non decideva di cambiare. Durante questo studio, allenamento, il Maestro dava poche correzioni solo ai più esperti. Questi facevano propria la correzione ed una volta appresa passavano l’insegnamento ai più giovani.

A fine lezione, dopo un duro allenamento, stremati dalla fatica, effettuato il rituale del saluto conclusivo, i kendoka più esperti si sedevano in fila su un lato del Dojo e tutti gli allievi meno esperti, a turno, si posizionavano davanti ad uno di loro per ricevere impressioni e consigli per migliorarsi. Nessuno interpella il Maestro direttamente, ma tutto avviene in un passaggio di grado in grado che coinvolge l’intero Dojo.

Un Dojo non solo con una gerarchia bene definita, ma anche un organismo che funziona in ogni sua parte. Dalle radici, il Maestro, l’albero si erge forte, dal tronco, gli allievi più esperti, deriva la solidità del Dojo e arriva l’afflusso di energia per la crescita dei rami e dei giovani frutti, gli allievi più giovani.

Il nostro incontro si è concluso con una dimostrazione del nostro karate tradizionale, kihon, kata e bunkai di fronte a tutto il Dojo Kyudokan. Applausi e stupore da parte di tutti, sia dei kendoka che nostro, in quanto, pur essendo nella patria del karate, lo stile Shotokan, quello che noi pratichiamo e abbiamo dimostrato, non era conosciuto in quella zona, la prefettura di Gifu (tra Tokyo e Kyoto).

Un grande grazie ai Maestri Yasuhiko e Kengo, con la speranza di rivederci quanto prima in Toscana o a Gifu (magari per mangiare ancora una volta assieme la buonissima anguilla)

Testo Nicola Bianchi @Junkan_Dojo

Foto Nicola Bianchi e web

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