Estratto articolo Maestro Giuseppe Perlati
Il Karate in Italia
Un sintetico tracciato della storia del Karate italiano degli ultimi trenta anni non può prescindere dalle sigle delle Federazioni che si sono avvicendate nel tempo.
E’ necessario comunque che i dati di cui parleremo rimangano a futura testimonianza degli eventi che si sono verificati in Italia e del processo per il riconoscimento e l’unificazione del Karate che, a tutt’oggi, non è ancora concluso. Naturalmente, per non annoiare troppo il lettore, parleremo esclusivamente delle organizzazioni più significative ricordando che, parallelamente, sono proliferate associazioni e gruppi più o meno consistenti.
Il 1966 vedeva due Organizzazioni: la FIK (Federazione Italiana Karate) con sede a Roma e l’AIK (Associazione Italiana Karate) con sede a Milano. La prima (FIK) era nata qualche anno prima su iniziativa di alcuni praticanti della Toscana, mentre la seconda (AIK) era stata fondata a Milano da un gruppo di allievi del Maestro Hiroshi Shirai, che era giunto in Italia l’anno precedente.
Successivamente l’AIK si era poi trasformata in FESIKA (Federazione Sportiva Italiana Karate) nel 1970 eleggendo come Presidente il Dottor Giacomo Zoja.
Nel 1979, su pressione del CONI e con la promessa del riconoscimento ufficiale di una Federazione autonoma di Karate, le due Organizzazioni si univano dando vita alla FIKDA (Federazione Italiana Karate e Discipline Affini), divenuta poi FIKTEDA (Federazione Italiana Karate Taekwondo e Discipline Affini) nel 1982 con l’ingresso del Taekwondo.
Tutto sembrava compiuto, anche se del riconoscimento da parte del CONI non se ne parlava più. Nel 1985, dopo l’Assemblea Federale Elettiva, che vedeva prevalere la volontà della maggioranza della Società anziché le imposizioni della FILPJ (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo), il Taekwondo si separava fondando la FITA (Federazione Italiana Taekwondo).
Qualche mese dopo, anche un gruppo di Società del Karate della FIKTEDA passava alla FITA, cambiando così la propria denominazione da FITA a FITAK. Su pressione del CONI e della FILPJ, e sempre con la promessa del riconoscimento ufficiale del Karate, la FIKTEDA, per il bene del Karate Italiano, nel 1987 terminava le proprie attività per confluire nella FITAK.
A questo punto occorre aprire una breve parentesi. Dal 1970, in Europa in particolare, si stava sviluppando un Karate con connotazioni agonistiche sempre più distanti dal Karate originale. Questo Karate “all’europea” si autodefiniva “moderno” o “sportivo” per contrapporsi al Karate storicamente conosciuto che ci è stato tramandato dai Maestri Giapponesi e che oggi viene definito “tradizionale” o “classico”.
Questo dualismo si ritrovava naturalmente anche tra i praticanti, alcuni dei quali più propensi alla pratica del Karate tradizionale ed altri orientati al Karate moderno.
Tornando alla nostra storia è importante sottolineare che le premesse e promesse per l’unificazione con la FITAK erano di ampia autonomia delle due componenti del Karate pur se all’interno di un unico organismo. Purtroppo tali promesse sono state completamente disattese tanto da costringere le Società di Karate tradizionale a dimettersi in massa (oltre 400 Società che rappresentavano circa il 50% delle Società affiliate) per dare vita, nel 1989, alla FIKTA (Federazione Italiana Karate Tradizionale e Discipline Affini).