Stage Nazionale Aggiornamento Tecnici Istituto Shotokan Italia Ente Morale – Bellaria/Igea Marina
Nei giorni 7 e 8 settembre 2024, il palazzetto dello sport PalaBim di Bellaria-Igea Marina (RN) si è dipinto di bianco, perché questo è il colore che salta all’occhio guardando la moltitudine dei partecipanti in karategi. Bianco il colore della purezza, della pace, dei valori positivi che il karate rappresenta. Ed è sottolineando tali virtù che il Presidente Achilli, figura istituzionale sempre presente, unitamente al sindaco di Bellaria Igea Marina Filippo Giorgetto, accompagnato dal suo vice Francesco Grassi, hanno inaugurato lo Stage Nazionale Tecnici ISI EM. Non è la prima volta che la cittadina accoglie i tecnici ISI/FIKTA e per questo il primo cittadino ha donato alla Federazione dei gagliardetti, simbolo di accoglienza e di integrazione alla comunità.
Circa 350 i partecipanti, provenienti da ogni regione dell’Italia, tutti pronti ad accogliere gli insegnamenti del Maestro Carlo Fugazza, presidente della commissione tecnica nazionale Fikta e allievo diretto da sempre del Maestro Shirai, il quale pur non essendo presente fisicamente è stato citato, menzionato e “sentito” più volte durante il corso di tutto l’allenamento. Da segnalare l’ottima organizzazione da parte del Maestro Denis Pironi, direttore tecnico dell’ASD Shotokan Karate Club Santarcangelo, coadiuvato da Diego Pironi, che hanno reso l’evento perfetto sotto tutti i punti di vista.
L’allenamento ha avuto inizio con un breve riscaldamento, a seguito del quale il Maestro Fugazza è entrato subito nel cuore della pratica, proponendo il kihon da 2°dan, soffermandosi sugli spostamenti (yori ashi e suri ashi), affrontando lo studio di shuto uke e haito uke, per concludere con una combinazione di hiji ate.
L’attenzione del Maestro si è focalizzata molto sullo shinkitai, cioè lo spirito (Shin), la mente (Ki) e il corpo (Tai), questo a sottolineare la totalità dell’essere e del fare in una tecnica, la quale non deve essere un mero movimento delle braccia, altrimenti non è efficace al 100%. Grande attenzione anche ai tempi, infatti, una tecnica per produrre pienamente l’effetto richiesto deve essere eseguita al momento giusto e con la giusta velocità. Questo, oltre che a spiazzare un avversario, permette di eseguire un colpo adeguato ed “efficiente”.
Durante l’allenamento delle tecniche di calci, il Maestro ha colto l’occasione per esprimere un altro accorgimento: non è importante “l’altezza del calcio” – jodan, chudan, gedan – ma il come questo venga eseguito, perché ognuno può avere dei limiti fisici, ma questi non devono impedire l’esecuzione corretta. L’energia mentale (ki) deve essere sempre presente e se il fulcro dell’energia del karateka si trova nell’addome, ecco che bisogna allenarsi con l’idea della “mente nella pancia” un’immagine, questa, che ci fa capire profondamente il significato di ogni colpo.
Quello proposto dal Maestro è stato un allenamento di altissimo livello, che ha saputo trarre da ogni dettaglio una lezione, permettendo ai partecipanti di approfondire concetti. Perché ai tecnici non basta il saper fare, è necessario il sapere, che dovrà essere tramandato agli allievi. Infatti, l’arte del karate si tramanda da Maestro ad allievo e ciò deve essere fatto in modo preciso, pedissequo, senza aggiungere nulla. Ovviamente, al sapere si aggiunge la conoscenza, per questo è importante per chi divulga l’arte attenersi ai principi del Maestro Shirai, al suo modo tradizionale di fare, ma è altresì importante conoscere i modi di altri maestri e di altri stili.
Oltre al kihon e alla sua applicazione, l’allenamento ha visto lo studio del kata Chinte, un antico Kata di Okinawa, in cui la presenza di movimenti circolari evidenziano la sua origine cinese. Il Kata inizia con una sequenza molto lenta nella quale si deve dimostrare l’assoluta padronanza dell’energia interna. L’uso della parata abbinata al contrattacco, l’uso del Tate Ken e del Nihon Nukite, insolito nelle tecniche di base, fanno di questo Kata un mezzo per approfondire ulteriormente le proprie conoscenze. I partecipanti hanno avuto modo di studiare passo dopo passo le 33 tecniche, alcune delle quali sono state applicate in coppia, per studiarne l’efficacia nell’applicazione. Durante le dimostrazioni, il Maestro Fugazza ha sottolineato più volte che un kata è un codice che va rispettato nel minimo dettaglio, perché solo in questo modo il comando può funzionare, esattamente come accade per un codice informatico: se applicato in modo giusto porta all’esecuzione del corretto comando e quindi all’azione. Importante, come in ogni esecuzione, evitare le reazioni perché queste inficiano sull’efficacia del colpo. Ovviamente, dal momento che non siamo macchine, più l’atleta si avvicina alla perfezione, studiando il particolare, più il kata rappresenterà il livello di competenze dell’esecutore. Inoltre, il mentore ha ricordato che cercare delle scorciatoie, nel karate come nella vita, rende tutto sì più semplice, ma sicuramente meno profondo e meno corretto. È affrontando le difficoltà che si cresce e si migliora come atleti e come uomini.
Così, con tanta voglia di fare e di andare avanti nel nome del Maestro Hiroshi Shirai, le giornate di allenamento sono volte al termine, tutti insieme, uniti in un’unica grande famiglia e consapevoli che, nonostante i cambiamenti, la voglia di fare e di esserci in futuro non verrà a mancare, perché il karate si pratica tutta la vita.
Testo Grazia Bruni
Foto Fikta