STAGE REGIONALE FIKTA EMILIA-ROMAGNA CERVIA – 10 marzo 2024

Domenica 10 marzo 2024 presso il Palacervia a Cervia (RA), che notoriamente accoglie eventi anche di carattere nazionale grazie alla sua portata di pubblico (1600 posti in tribuna) e alla sua collocazione strategica (a 10 minuti di passeggiata dal mare), si è tenuto lo stage regionale Emilia Romagna, organizzato dal Comitato Regionale Fikta con il supporto del Budokan Karate San Mauro Pascoli. Un’organizzazione vincente, visti i circa 260 atleti iscritti dal grado cintura bianca fino ai tecnici oltre il 3° dan.

La giornata ha avuto inizio alle ore 9:00 con il consueto ritrovo, attraverso il quale è stato possibile salutare amici e colleghi, fare un punto della situazione e caricarsi emotivamente per affrontare con serenità lo stage. Gli iscritti sono stati divisi in due grandi spazi, da cintura bianca ad arancione hanno avuto modo di allenarsi presso la palestra della scuola Gervasi di Cervia, mentre tutti gli altri hanno usufruito degli spazi del palasport.

Vista la diversità di competenze degli iscritti, il comitato si è avvalso della collaborazione di più maestri, ai quali sono stati affidati sottogruppi di praticanti. Le cinture bianche e gialle hanno avuto al loro fianco le competenze del Maestro Andrea Silenzi e del Maestro Daniele Arcangeli che hanno lavorato sui pilastri del Karate Shotokan: un kihon di tecniche base, prestando attenzione ai dettagli dei piedi che sono fondamentali per un corretto movimento e per un ottimale controllo degli spostamenti, a questi si aggiunge l’uso delle anche e la corretta postura della schiena. Elementi che a delle cinture colorate devono essere ben chiari per diventare, un giorno, cinture nere precise e armoniche.

A seguire l’apprendimento dei kata Taikyoku Shodan ed Heian Nidan, per finire con il Kihon Ippon kumite, allenamento fondamentale per il kumite libero. Per rendere più accattivante la lezione i maestri hanno presentato e fatto studiare alcune proiezioni.

Le cinture arancioni hanno avuto modo di studiare nei dettagli il kihon relativo al grado e il kata Heian Sandan con Maestro Denis Pironi. Per loro il terzo kata, con lo scopo di far raggiungere all’atleta la piena padronanza delle parate medie ottenute con l’avambraccio. Un kata apparentemente semplice che, invece, nelle sue 26 tecniche nasconde posizioni complesse e affascinanti, come la rotazione con Tai Sabaki e lo spostamento Yori Ashi.

Il Maestro Dario Ukmar ha preso in carica il gruppo delle cinture verdi e blu, incentrando l’allenamento su alcune tecniche base di attacco e parata, jodan e chudan, sia uke sia keri, combinate fra loro e non proposte nell’ordine del programma federale. Il maestro ha focalizzato molto la sua attenzione sulla correttezza delle posizioni, sottolineando l’importanza di una forte stabilità, la quale permette l’esecuzione di una tecnica precisa e potente. Non sono mancate le simpatiche “spinte” del maestro, attraverso le quali gli atleti possono testare il loro equilibrio e, appunto, la loro stabilità. La seconda parte dell’allenamento ha visto lo studio del kata Heian Godan e di alcune delle tecniche relative al bunkai.

Le cinture marroni hanno avuto la possibilità di allenarsi con il Maestro Riccardo Pesce. Il loro è stato un lavoro certosino e minuzioso relativo alle tecniche del kihon di 1° dan. Hanno ripetuto, fino a rendere ogni tecnica un automatismo, perché è questo quello che deve succedere in un atleta: fare bene senza pensare. Con questa idea sono stati studiati tutti i passaggi dei pugni e dei calci, sia da fermi sia in movimento, prestando attenzione alla rotazione del bacino. Il kata di riferimento è stato Kanku-dai, attraverso il suo studio l’allievo dovrebbe apprendere come combattere in quattro o otto direzioni diverse, con cambi repentini tra queste. Cruciale per questo kata la contrazione e la decontrazione.

Man mano che il livello del grado sale, aumenta con esso la complessità dell’allenamento. Il Maestro Paolo Lazzarini ha proposto al gruppo degli atleti di 1° dan, il kihon del 2° dan e un’applicazione in coppia delle tecniche, con l’obiettivo di rompere la guardia dell’avversario. La guardia è solitamente un “movimento” sottovalutato, si ha l’idea che serva a poco, invece è capitale per un combattimento, infatti, rappresenta l’adattamento del corpo alla situazione che deve affrontare, è la carta d’identità dell’atleta nel momento del combattimento. Per questo, cercare di rompere quella dell’avversario è principio strategico per mettere a nudo l’opponente. Un allenamento che permette di migliorarsi nel kumite è un allenamento che permette di valutare strategie funzionali rispetto all’avversario che ci troviamo davanti.

Per concludere l’allenamento il maestro ha proposto il kata Enpi, le cui caratteristiche sono l’utilizzo della massima esplosività e potenza, unite alla velocità di esecuzione. Un Kata la cui “irregolarità” lo rende tanto affascinante quanto complesso.

I secondi dan, con il Maestro Maurizio Munari, hanno allenato la sequenza cruciale tra 3° e 4° dan, quella in cui la combinazione dell’utilizzo di braccia e gambe richiede un impegno notevole, proprio perché visivamente molto semplice. L’allenamento ha avuto un prosieguo con l’applicazione in coppia delle tecniche per migliorare le competenze di forza e distanza. Questo studio è stato propedeutico allo studio del kumite, che verte parte del suo essere proprio sulla distanza. Per concludere l’allenamento Heian Shodan, Jitte e alcune tecniche di bunkai.

Il Maestro Loris Guidetti con il gruppo da 3° dan in su ha approfondito, in ogni dettaglio, le tecniche costitutive il kata Chinte che ha, fra le sue caratteristiche, quella di dover gestire con padronanza l’energia interna, pertanto richiede uno studio minuzioso, messo in atto da atleti non principianti. Inoltre, sono state allenate le tecniche di kihon, prima in autonomia e poi applicate in coppia.

Per concludere questo intenso e fruttuoso stage, i Maestri Pesce e Gianfranco Bernini hanno trasmesso l‘esperienza vissuta in questi ultimi anni su se stessi, focalizzandosi su aspetti più ampi della pratica quali: la cura della preparazione, l’uso della respirazione, la flessibilità psicofisica, l’uso corretto delle giunture osteo-articolari. Scopo di queste lezioni è imprimere nei praticanti non più giovanissimi, l’idea profonda del karate Shotokan e cioè che “karate no shugyo wa issho de aru”: niente stabilisce il punto di conclusione della pratica, c’è sempre un livello superiore, per questo il karate continua per tutta la vita.

Testo di Grazia Bruni per KDM
Foto di Salvatore Cocchiarelli

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