La violenza e la pratica del KarateDo Tradizionale
Articolo di Grazia Bruni e Massimo Polacchini
Fondamentali nella vita dell’essere umano, qualunque età questo abbia, sono le emozioni. Esse ci permettono di barcamenarci nelle relazioni e nelle comunicazioni con gli altri e ci permettono di prendere decisioni: senza emozioni non potremmo comprendere gli altri né interfacciarci con loro.
Le emozioni, altro non sono che reazioni molto intense, che vengono generate da stimoli provenienti dall’ambiente esterno o dal proprio mondo interiore. Alcune vengono definite primarie (paura, tristezza, felicità, sorpresa, disgusto, disprezzo) perché innate ed uguali in tutte le culture, tra queste vi è la rabbia.
La rabbia è uno stato emotivo delineato da una crescente eccitazione a livello verbale o fisico (o entrambi) la quale può sfociare in atteggiamenti aggressivi verso persone, cose oppure verso sé stessi. La rabbia è un’emozione primaria, che chiunque può provare in determinate condizioni, ed è lecito pensare che sia un’emozione completamente negativa che provoca solo odio e incomprensione.
Ma non è così, perché svolge un’importantissima funzione comunicativa. Infatti, ci mette nelle condizioni di far comprendere all’altro che c’è qualcosa che ci turba, che ci infastidisce e che desideriamo cambiare. Per questo a partire dall’emozione della rabbia può nascere un confronto costruttivo e un cambiamento positivo, perché questa può rappresentare un segnale importantissimo che ci avverte che c’è qualcosa che non va.
Per cui questo sentimento, che è parte integrante dell’esperienza umana, può essere normale e persino salutare se gestito correttamente, perché può aiutare al confronto e alla crescita di un rapporto.
Se, invece, mal gestita può portare a gravi conseguenze o alla compromissione dei rapporti. Purtroppo, per molte persone risulta incontrollabile e, a seguito di eventi più o meno frustranti, questi soggetti possono raggiungere la cosiddetta ”esplosione rabbiosa” la quale, a lungo andare, può portare a conseguenze negative per la salute; come aterosclerosi, malattie coronariche e persino all’aumento del rischio di incidenti stradali. Inoltre, può avere un impatto sul sistema nervoso simpatico e può contribuire allo sviluppo del diabete di tipo 2.
Questo complesso stato d’animo viene interpretato e affrontato in maniera diversa da secoli: già Orazio, nel I secolo a.C., riesce a riassumere la manifestazione della rabbia in quattro step: la forza, l’improvvisa insorgenza, la furia cieca e la breve durata.
Queste caratteristiche verranno studiate scientificamente solo molti secoli dopo. Dall’occidente all’oriente se ne parla e si considera l’ira in modo diverso ma uguale. I buddisti, ad esempio, la considerano uno dei veleni della mente, insieme all’avidità e alla follia.
Quindi, come possiamo contrastare questa emozione distruttiva?
Una soluzione sorprendente potrebbe trovarsi nella pratica del KarateDo. Questo non è solo un’arte marziale, ma è una disciplina psicofisica che permette l’ascolto del corpo, il rilassamento, il controllo dell’equilibrio e della postura e, in maniera particolare, la consapevolezza sul respiro.
Il KarateDo, come molte altre discipline simili, è però soltanto uno strumento che insegna a conoscere meglio se stessi e di conseguenza a gestire la rabbia o le altre emozioni impulsive. In questo modo, conoscendo sé stessi, si migliora il rilassamento e l’autocontrollo. Dove per rilassamento si intende quel processo di rieducazione psicomotoria volto ad armonizzare la funzione tonica con quella cinetica al fine di raggiungere un autentico dialogo mente/corpo, e necessita di un grande impegno mentale e fisico.
Pertanto, l’esercizio regolare del KarateDo può contribuire a ridurre ansia, depressione e ostilità, favorendo un miglior umore generale. Quindi il KarateDo non è solo una serie di pugni e calci tirati a caso. Al contrario, richiede attenzione, coordinazione, equilibrio e misura. Questa disciplina non solo forgia il corpo ma anche la mente, aumentando il senso di equilibrio, la fiducia in sé stessi e la concentrazione. È un’opportunità per imparare a vivere meglio, rispettando sé stessi e gli altri.
Inoltre, è fondamentale ricordare che la natura violenta di un individuo non scaturisce dal nulla, ma può trovare radici fin dall’infanzia. I primi comportamenti aggressivi dei bambini possono derivare da diverse cause, tra cui la reazione a eventi specifici, l’emulazione di comportamenti violenti in casa o l’incapacità di esprimere la rabbia in modo sano.
In questo senso il KarateDo si presenta come una soluzione costruttiva per affrontare l’aggressività infantile. Contrariamente alla percezione comune, non è solo un’arte marziale basata sui combattimenti, in quanto insegna ai bambini a controllare le proprie emozioni, a rispettare le regole, a collaborare con compagni di squadra e avversari e, punto fondamentale, ad accettare le sconfitte.
I genitori sono inizialmente scettici nel fare approcciare i loro figli a questa disciplina, perché focalizzano la loro attenzione solo sui combattimenti, però col tempo scoprono che il KarateDo è un alleato potentissimo contro l’aggressività. I suoi benefici si manifestano rapidamente, poiché i bambini imparano a gestire le emozioni in modo sano, condividendo con i coetanei un ambiente di rispetto reciproco.
Inoltre, il KarateDo non è avulso dalla psicoterapia, di cui può diventare completamento. Questa combo risulta un’arma potente nella lotta contro la rabbia, determinante, se non addirittura decisiva, per un normale e armonico sviluppo psichico del bambino prima e dell’adulto dopo.
Testo Grazia Bruni e Massimo Polacchini
Foto Budokan San Mauro – Trofeo Regionale a squadre Emilia-Romagna del 19 novembre 2023