Caro Maestro Perlati, Le mie riflessioni sono state pubblicate, pressochè contemporaneamente, sulla pagina (non so se ufficiale o no) del gruppo Fikta su Facebook; sulla pagina del gruppo Fesika; sul mio blog; e sono infine state inviate alla rivista Karate-do, precisamente proprio alla rubrica delle Sue lettere. Non credo che sia né scorretto né maleducato manifestare la propria opinione, soprattutto quando lo si fa nel massimo rispetto delle persone nominate. Per quanto riguarda il merito della Sua risposta, un mezzo più rapido per informare gli associati potrebbe essere quello di pubblicare la notizia sul sito della Fikta, proprio come ha fatto dalla Fijlkam, dal quale ho ripreso il testo del protocollo una settimana prima che arrivasse la circolare federale. Si sarebbero evitate così false voci di corridoio su una fusione, voci che io peraltro ho smentito nel mio articolo. Tuttavia l’importanza dell’accordo è innegabile, e confermata proprio dalla fotografia del Maestro Shirai col dottor Pellicone. Le Sue parole sul fatto che la Fikta non si scioglierà mai e che “non siamo disponibili a compromessi” sono per me, e non solo per me, di grande conforto. Mi permetto invece di dissentire da Lei quando scrive che “tutte le [mie]considerazioni sulla democrazia sono affermazioni generiche e senza fondamento”. Io mi stavo riferendo ALLA MIA PALESTRA E AI MIEI allievi, che non mi permetterei mai di affiliare ad alcunché senza AVERLI PRIMA CONSULTATI. Non parlavo della Fikta e delle sue regole interne, ma se mai delle sue decisioni che si ripercuotono “a cascata” sulle società che si sono ad essa affiliate con un solo obiettivo preciso, lo studio del Karate-do, che potrebbe benissimo proseguire (ma è una mia opinione personale) anche senza intese col karate sportivo. Lei mi chiede: “Sarebbe stato meglio che invece della Fikta fosse stata qualche altra organizzazione oppure che all’interno della FIJLKAM avessero istituito un settore tradizionale”? Sinceramente la questione non mi pare di vitale importanza, ma non sono un genio della politica. Avrei preferito ritrovare un’intesa fra tutti coloro che nel nostro paese hanno la stessa idea del karate-do, ma anche qui si tratta solo di gusti. E’ vero, probabilmente non sono molto umile, ma mi ritengo leale (non ho mai tradito il mio maestro) schietto (evito di dire “oss” per poi sparlare alle spalle del mio interlocutore) e coerente con una certa idea del karate: ho votato contro l’unificazione nel 1978, e se mai ci sarà un’assemblea federale in cui si dovesse prendere una decisione di importanza comparabile (ma Lei mi ha già assicurato di no) stia certo che ci sarò. Sergio Roedner
Caro Sergio, è evidente che non ci capiamo. Se la tua lettera era destinata a Karate Do doveva essere resa pubblica successivamente all'uscita della rivista. Io sono stato costretto a rendere pubbliche le mie risposte perché se ne parlava troppo ed in modo non corretto. Non capisco cosa c'entri con la possibilità di manifestare liberamente le proprie opinioni. Caro Sergio, il mio modesto parere, da "nano" del karate, è che si parla troppo di karate -do e che tutto questo impegno a discuterne non c'entra nulla col karate-do stesso. E' possibile che non sia come penso e ti invito a parlarne col tuo maestro, Carlo Fugazza e, se lo ritieni opportuno, col Maestro Shirai: se ti diranno che mi sbaglio sarò pronto a ricredermi. Sulla tua lealtà non ho dubbi anche se avrei preferito vedere lo stesso impegno che metti nel criticare anche nel prendere le distanze da chi offende, mortifica ed invita ad andare dallo psicologo. Per me l'argomento è chiuso. Buon lavoro
Beppe Perlati
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