Un sintetico tracciato della storia del karate italiano degli ultimi trenta anni non può prescindere dalle sigle delle Federazioni che si sono avvicendate nel tempo.
E’ necessario comunque che i dati di cui parleremo rimangono a futura testimonianza degli eventi che si sono verificati in Italia e del processo per il riconoscimento e l’unificazione del karate che, a tutt’oggi, non è ancora concluso.Naturalmente, per non annoiare troppo il lettore, parleremo esclusivamente delle Organizzazioni più significative ricordando che , parallelamente, sono proliferate Associazioni e Gruppi più o meno consistenti.
Il 1966 vedeva due Organizzazioni: la
FIK (Federazione Italiana Karate) con sede a Roma e l’
AIK (Associazione Italiana Karate) con sede a Milano. La prima (FIK) era nata qualche anno prima su iniziativa di alcuni praticanti della Toscana, la seconda (AIK) era fondata a Milano da un gruppo di allievi del Maestro Hiroshi Shirai che era giunto in Italia l’anno precedente.L’
AIK si è poi trasformata in
FESIKA (Federazione Sportiva Italiana Karate) nel 1970, eleggendo a Presidente il Dottor Giacomo Zoja.
Nel 1979, su pressione del
CONI, con la promessa del riconoscimento ufficiale di una Federazione autonoma di karate, le due Organizzazioni si sono unite dando vita alla
FIKDA (Federazione Italiana Karate e Discipline Affini), divenuta
FIKTEDA (Federazione Italiana Karate Taekwondo e Discipline Affini) nel 1982 con l’ingresso del taekwondo.Tutto sembrava compiuto, anche se il riconoscimento da parte del
CONI non se ne parlava più, quando nel 1985, dopo l’Assemblea Federale Elettiva, che vedeva prevalere la volontà della maggioranza della Società anzichè le imposizioni della
FILPJ (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo), della quale la
FIKTEDA era Disciplina Associata, il taekwondo si è separato fondando la
FITA (Federazione Italiana Taekwondo).
Qualche mese dopo anche un gruppo di Società del karate della
FIKTEDA passava alla
FITA che cambiava così la propria denominazione in
FITAK.
Su pressione del
CONI e della
FILPJ, sempre con la promessa del riconoscimento ufficiale del karate, la
FIKTEDA, per il bene del karate Italiano, nel 1987 si è sciolta per confluire nella
FITAK. A questo punto occorre aprire una breve parentesi.
Dal 1970, in Europa in particolare, si stava sviluppando un karate con connotazioni agonistiche sempre più distanti dal karate originale. Questo karate "all’europea" si autodefiniva "moderno" o "sportivo" per contrapporsi al karate storicamente conosciuto che ci è stato tramandato dai Maestri Giapponesi e che oggi viene definito "tradizionale" o "classico".
Questo dualismo si ritrovava naturalmente anche tra i praticanti, alcuni dei quali più propensi alla pratica del karate tradizionale ed altri orientati al karate moderno.
Tornando alla nostra storia è importante sottolineare che le premesse e promesse per l’unificazione con la
FITAK erano di ampia autonomia delle due componenti del karate pur se all’interno di un unico Organismo.
Purtroppo tali promesse sono state completamente disattese tanto da costringere le Società di karate tradizionale a dimettersi in messa (oltre 400 Società che rappresentavano circa il 50% delle Società affiliate) per dare vita, nel 1989, alla
FIKTA (Federazione Italiana Karate Tradizionale e Discipline Affini).
La situazione odierna vede il gruppo di karate della
FITAK collocato nella FILPJ come 4° settore (FITA
K=FITA e FILPJ=FILPJ
K) mentre prosegue il lavoro del karate tradizionale con la
FIKTA affiliata in campo Internazionale alla
ITKF(International Traditional Karate Federation).